Inquadramento storico

a cura di Roberto Maestri

Le origini del legame Mantova-Monferrato si possono ricondurre alla complessa trattativa matrimoniale iniziata nel 1517 tra la corte mantovana dei Gonzaga, rappresentata da Francesco II e Isabella d’Este, e quella casalese, rappresentata da Guglielmo IX Paleologo e dalla consorte Anne d’Alençon. Dopo una lunga serie di vicissitudini, l’unione matrimoniale tra Federico II Gonzaga e Margherita Paleologo, celebrata il 16 novembre 1531, costituisce il passo decisivo, poi sancito con la sentenza imperiale del 3 novembre 1536, del passaggio del Monferrato ai Gonzaga di Mantova. Per comprendere correttamente questo complesso passaggio dinastico è indispensabile ricordare il ruolo esercitato dall’imperatore Carlo V nel favorire la transizione del Monferrato ai Gonzaga, essendo sia Mantova sia il Monferrato direttamente sottoposti alla autorità imperiale.

Con Federico II Gonzaga il Monferrato diventa a tutti gli effetti una dipendenza del ducato di Mantova, che amministra il territorio attraverso un Governatore residente a Casale.

Il governo gonzaghesco si rivela particolarmente pesante per i Monferrini, limitandone le libertà di cui hanno goduto con le precedenti dinastie e gravandoli di pesanti balzelli indispensabili a garantire i fasti della corte mantovana.

Nel 1573 il Monferrato, grazie al legame con Mantova e il sostegno della Chiesa e dell’Impero, è elevato al rango di ducato.

Nel periodo compreso tra il 1536 ed il 1559 il territorio monferrino è direttamente coinvolto nelle guerre per il predominio in Italia ed in Europa dell’Impero di Carlo V di Asburgo e della Francia: nel 1555 i Francesi arrivano ad occupare Casale, trasformando l’intero Monferrato in un campo di battaglia. La pace di Cateau-Cambrésis conferma il possesso del Monferrato ai Gonzaga, che in realtà preferirebbero ottenere in cambio il contiguo territorio cremonese, frustrando così le aspirazioni dei Savoia. E’ l’inizio di un dominio difficile: nel 1567 i Casalesi organizzano una congiura a danno di Guglielmo; dell’atto sono protagonisti il nobile Oliviero Capello e, forse involontariamente, Flaminio Paleologo, figlio naturale dell’ultimo marchese Paleologo Giovanni Giorgio. I Mantovani soffocano la rivolta nel sangue e sopprimono il consiglio comunale di Casale. Negli anni immediatamente successivi le funzioni a carico di ufficiali mantovani vedono un netto incremento: alla presidenza del Senato e del Magistrato camerale sono inviati uomini di fiducia del duca. Sul piano concreto, la loro azione non si traduce solo in repressione, ma in un lavoro di costante mediazione con gli esponenti dei ceti privilegiati passati. Sono anche gli anni di accurate ricognizioni del territorio ad uso fiscale e riorganizzativo: vengono create le province di qua e di là da Po e di qua e di là da Tanaro; viene incentivata la costruzione di strade e monitorato il complesso sistema daziario che tocca capillarmente il ducato, attraversato, tra le altre, dalla strada franca di Felizzano e dal cammino delle Fiandre, utilizzato dalla Spagna per il controllo dei Paesi Bassi.

La centralità e la strategicità del Monferrato sono chiare a tutte le potenze d’Europa, né la sottovalutano i Gonzaga: nel 1590 iniziano, con Vincenzo I, i lavori per la costruzione della cittadella di Casale, destinata a diventare una delle più formidabili fortezze europee. Allo scopo di raccogliere ingenti somme di denaro, i Gonzaga avviano all’incanto il Monferrato, vendendo i titoli nobiliari locali a patrizi provenienti da altre località. La manovra è piuttosto massiccia, come pesante è la pressione fiscale sui sudditi dei domini gonzagheschi e sulle casse stesse della dinastia, sempre più indebitata per inseguire il sogno della gloria militare nella penisola e in Europa. E’ l’inizio di una spirale che porta i Gonzaga alla cronica mancanza di denaro e alla progressiva perdita di credibilità sul piano internazionale. Se, infatti, l’Impero continua a sostenere i piccoli ducati di area padana, bisognoso di signori cui affidarsi nel contrastare la Francia e gli interessi del ramo spagnolo degli Asburgo, la vicinanza con il Piemonte sabaudo diviene sempre più carica di tensione. Un matrimonio – quello celebre e fastoso tra il figlio di Vincenzo, Francesco, e Margherita di Savoia, prima figlia femmina di Carlo Emanuele I e Caterina d’Asburgo (figlia, questa, di Filippo II) – dirotta nel 1608 le ambizioni di Torino, facendo sperare in una risoluzione pacifica delle aspirazioni territoriali: secondo i piani del duca e dei suoi consiglieri, il Monferrato, ambito da più di un secolo, potrebbe essere annesso proprio grazie alla discendenza dei due principi. La morte di Vincenzo e di Francesco, l’uno a pochi mesi di distanza dall’altro, annulla, però, questa possibilità: il primo decede nel febbraio del 1612, il secondo nel dicembre dello stesso anno. Francesco e Margherita hanno una figlia, Maria, sulla quale si concentrano le pretese di Carlo Emanuele; reputandola, con la madre, erede legittima del ducato, nell’aprile del 1613 egli autorizza la fulminea occupazione di Moncalvo, Alba e Trino. Ha così inizio la prima guerra per la successione del Monferrato.

Il conflitto, che si conclude nel 1618, vede la Spagna sostenere il nuovo duca di Mantova, Ferdinando, con un imponente dispendio di energie; sull’altro versante, i Savoia contano sull’appoggio della Francia di Luigi XIII. Per il Monferrato, occupato da eserciti alleati e nemici, si apre una pagina drammatica, che tuttavia rende evidente a tutt’Europa quale significato rivesta a livello strategico la cittadella di Casale, «La chiave d’Italia» come la definiscono in quegli anni sovrani, generali e diplomatici; una chiave il cui possesso garantisce l’accesso al resto della penisola, in primis al Milanese.

La crisi dinastica gonzaghesca è solo una delle tante che si susseguono sul continente in quel periodo: quella boema ha dato origine alla guerra dei Trent’anni (1618-1648) ed è a questo conflitto che si deve guardare per comprendere il mutamento degli assetti a partire dagli anni Venti. Se la Spagna, infatti, continua a schierarsi a favore di Mantova e del Monferrato in occasione della guerra sabaudo-genovese combattuta nel 1625, alla morte di Ferdinando (1626) e del suo debole successore Vincenzo II (1626-27) le cose cambiano. Non appena, infatti, si profila l’eventualità che la successione del ducato di Mantova tocchi alla linea francese dei Gonzaga Nevers, Filippo III prende in considerazione le ragioni sabaude sul ducato di Monferrato. Gli schieramenti durati quasi un secolo, a questo punto, si rompono e si invertono: la Spagna passa al fianco dei Savoia mentre Richelieu indirizza l’esercito di re Luigi verso il Piemonte, a difesa di Casale accerchiata dagli Spagnoli (1627-29).

Le fasi salienti della guerra sono rese immortali da alcune pagine de I promessi sposi; il Monferrato diviene giocoforza filo-francese, seguendo i destini della potenza alleata nelle vicende di carattere internazionale. È quanto accade, innanzitutto, in occasione della stipulazione del Trattato di Cherasco (1631), al termine del secondo conflitto di successione per il Monferrato: pur restando nelle mani di Carlo I Gonzaga Nevers, il ducato è pesantemente smembrato a vantaggio di Vittorio Amedeo I di Savoia, che si vede assegnare, Trino, Alba e l’Albese, per un totale di settanta comunità monferrine incamerate e un indennizzo supplementare di 15.000 scudi d’oro. Inoltre, a Casale viene stanziato un presidio francese la cui presenza va ad alterare non poco la situazione interna alla città.

Poiché Francia e Spagna non giungono concordi alla Pace di Westfalia del 1648 e protraggono i loro scontri per la supremazia in Europa fino agli accordi dei Pirenei (1659), il Monferrato continua a essere teatro di operazioni militari fino a quella data, con episodi di accesa violenza attribuibili agli spagnoli, nell’anno 1642, e, tuttavia, un progressivo affievolirsi delle battaglie locali.

Nel 1678 Ferdinando Carlo, tramite il suo ministro Ercole Mattioli, tenta una spregiudicata vendita della cittadella di Casale al re di Francia Luigi XIV, ma l’operazione non si concretizza. Nel 1695, a seguito di accordi intercorsi tra la Francia ed i suoi nemici, si procede allo smantellamento della cittadella.

Agli inizi del 1700 il Monferrato è involontario protagonista della guerra di successione spagnola: la Francia viene sconfitta nel 1706 e Ferdinando Carlo è costretto all’esilio a Venezia. Il ducato di Monferrato dura nominalmente ancora fino al 1708, quando Vittorio Amedeo II di Savoia riceve l’investitura ufficiale dall’Imperatore, con l’assegnazione dei territori monferrini, ratificata nel 1713 dal trattato di Utrecht.