Bonifacio IV

a cura di L. MARINI


Scheda pubblicata in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XII, Roma 1970, pp. 131-133.
La presente scheda è stata inserita grazie alla autorizzazione rilasciata dall’ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA fondata da Giovanni Treccani [Prot. 495/04/DE del 19 novembre 2004] che si ringrazia per la disponibilità.


Nacque il 21 dic. 1512 a Casale. Succeduto nell’autunno 1518 al padre Guglielmo IX, anche dopo che l’imperatore Massimiliano aveva confermato quella successione rimase sotto la tutela della madre Anna di Alençon, ed ebbe sopra di sé l’attenta cura dello zio Giovanni Giorgio Paleologo e dell’aio, poi maestro di Camera, Gilardo Fassati dei signori di Coniolo. Mori a Casale il 6 giugno 1530.
Per di più quei pochi anni fra il 1518 e il 1530 furono tra i peggiori del marchesato. Nelle crescenti difficoltà italiane, che l’urto franco-asburgico aggravò progressivamente, le difficoltà monferrine furono gravi per la loro parte. Gli abitanti del Monferrato vennero più e più volte “puniti da un partito, per essere stati maltrattati dall’altro ” (Davari, 1890, p. 105). L’orientamento filofrancese del governo di Anna fu messo a dura prova proprio da violenze francesi, le ripetute violenze imperiali furono ancora maggiori delle francesi. E se infine quel governo si rivolse verso la Spagna e l’Impero, dal 1528, s’intende che lo fece perché sull’Italia andava ormai affermandosi e definendosi il predominio asburgico, e ai governi dei piccoli Stati era indispensabile tenere di ciò il massimo conto; ma il paese portò a lungo il segno, in particolare, delle violenze imperiali. B. risentì delle violenze, ebbe poi qualche vantaggio dalle buone relazioni che si instaurarono con Carlo V; ma la sua immatura morte complicò di nuovo tutto per il marchesato.
Nel tardo 1521 Anna di Alençon dovette disfarsi anche degli “argenti” di B., e non solo dei propri, per pagare 25.000 scudi d’oro del sole a Prospero Colonna e ai suoi uomini, che avevano occupato il Monferrato e volevano quel denaro per l’esercito imperiale. Allora per di più il piccolo marchese dovette andare, con molto seguito di nobili signori, a far visita nei pressi di Casale al Colonna, che poi andò a Mombello e rimase là più giorni a spese del governo marchionale e di quei luoghi. Nel luglio del 1528 Anna e B. dovettero pagare in pochi giorni 2.500 scudi d’oro del sole al conte di Caiazzo, che aveva lasciato il servizio imperiale per quello veneziano, e allora era andato ad Asti incontro ai Francesi e di là si era spinto nel Monferrato, per recuperarvi dei beni toltigli dalla Camera cesarea. In quelle, come in ogni altra forzata contribuzione all’occupante, il ruolo di B. fu di conferma al ruolo della madre e dello zio, non poté avere caratteri personali. Conosciamo di lui solo un intervento presso il consiglio del Comune di Casale, nel 1527, perché fosse rafforzata la guardia fuori della città e alle porte e sulle torri, e l’ordine, nel 1528, perché a Casale si facesse un magazzino di frumento per venderlo ai poveri.
Le buone relazioni con Carlo V non furono prive di manifestazioni interessanti. Nel settembre 1529 l’imperatore era a Piacenza, e il marchese partì da Casale e andò a fargli visita; era con lui una “bellissima compagnia de gentilhomini, cortegiani soi et feudatari, et soldati ben in ordine”, con trecento cavalli (Galeotto Del Carretto, col. 1288); intanto però gli Sforzeschì correvano e rovinavano il marchesato. Carlo V diede a B. la condotta di cento lance. Poco dopo, a Pavia, il marchese fu presente alla lettura dei capitoli della pace di Cambrai fra l’imperatore e il re di Francia Francesco I; poi andò a Bologna, fu tra i primi a farsi incontro a Carlo fuori della città e ad accompagnarlo fra quelle mura; rese omaggio tra i primi, dopo l’imperatore, al papa Clemente VII. E tornato a Casale, ne ripartì nel febbraio 1530 perché Carlo lo richiamava a Bologna “a fargli, honore a la incoronatione sua” (ibid., col. 1291). Nell’affermazione del predominio imperiale sull’Italia, che si definì appunto in quei mesi a Bologna nel famoso congresso con il papa, toccò a B., insieme con i duchi di Savoia e di Baviera e di Urbino, un ruolo non secondario di testimone e di consenso, seppure questo venisse dal governo dì Anna e non dal suo. E proprio perché a Bologna, nelle disposizioni che erano state prese per l’incoronazione di Carlo V, egli avrebbe avuto la precedenza sul marchese di Mantova Federico Gonzaga, questi non andò là; e la precedenza egli l’avrebbe avuta perché non piaceva a Carlo che Federico, sposata a Casale nel 1517 Maria sorella di B., non l’avesse poi mai voluta sino allora presso di sé. Certo, l’intera questione di quel matrimonio era stata trattata, ed era stata sofferta, innanzitutto da Anna di Alençon. Ma è pur vero che il diciottenne B. cominciava ad avere un suo posto nella vita politica, fosse pure un posto in una vita di Stati sempre meno liberi.
Da Bologna, dopo l’incoronazione imperiale, B. andò a Venezia e vi fu onorato da quel governo. Poi tornò finalmente a Casale, insieme con il cardinale Ippolito de’ Medici che andava a prendere possesso di quella sua chiesa: poche settimane dopo moriva per una caduta da cavallo. Dice Galeotto Del Carretto che venendo egli “da uno suo castello nominato Torcello, dove havea cenato lietamente cum alchuni de soi gentilhomini, et essendo su la ripa di Po, in quella pianura avanti Casale, correndo sopra un cavallo, venne un gentilhomo milanese sopra un cavallo, correndo al traverso s’incontrò con la testa dil suo cavallo, et gli dedde nel petto tal percossa, che fu constretto cader da cavallo inseme cum colui che gli venne incontra, et tutti doi li cavalli gli caderono addosso talmente, che l’accorò, et appena se puotè portar nella terra di Casale che rese lo spirito a Dio” (ibid., col. 1300). Il cavaliere milanese era Sforza Morone. Il cronista, l’esperto consigliere, il più significativo letterato del marchesato, Galeotto Del Carretto, ha reso non senza efficacia il doloroso stupore dei più per l’accidente; l'” incredibile segno di dolore” non fu solo di lui, che era da tanto tempo fra i più vicini al governo marchionale, non fu solo del cortigiano. In realtà qualcosa finì che stava nascendo, per il proprio paese, non senza qualche prospettiva di ripresa dopo tante disgrazie. La successione a B. dello zio Giovanni Giorgio, la soggezione di questo a Carlo V, la sua morte nel 1533 senza eredi legittimi conclusero altrimenti la vicenda dei Paleologo signori del Monferrato. B. intanto era stato sepolto in S. Francesco, a Casale.


FONTI E BIBL.: Galeotto Del Carretto, Cronica di Monferrato, in Monumenta historiae Patriae, Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848, coll. 1263 e 1269 s.; V. De Conti, Notizie storiche della città di Casale e del Monferrato, V, Casale 1840, pp. 62-141, Passim; G. De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all’Italia, II, Venezia 1864, pp. 601 s.; S. Davari, Federico Gonzaga e la famiglia Paleologa del Monferrato, in Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura, XVII (1890), pp. 436, 438, 464; XVIII (1891), pp. 40s., 98, 105.