Il ducato di Mantova

I Corradi da Gonzaga furono una delle più splendide e più longeve famiglie del Rinascimento italiano. Originari di Gonzaga, i Corradi (che ben presto utilizzarono come appellativo il solo toponimo di provenienza) erano grandi proprietari terrieri. L’occasione di impadronirsi del potere a Mantova si presentò nel 1328 quando, stanchi dei soprusi di Passerino Bonacolsi ed intuendo che il momento era propizio, all’alba del 16 agosto realizzarono un vero colpo di Stato, immortalato nella celebre tela di Domenico Morone conservata in Palazzo Ducale. Il tentativo venne appoggiato dagli Scaligeri, bramosi di impossessarsi di Mantova, ma l’accortezza di Luigi Gonzaga, “il capostipite” evitò qualsiasi espansione del potere veronese a discapito della città virgiliana. La famiglia Gonzaga si distinse per i suoi rappresentanti, sempre figure straordinariamente intriganti, tanto come esempi di massimo splendore civile e intellettuale, quanto come campioni di assoluta negligenza e vita dissoluta. Capitani del Popolo dapprima, marchesi nel 1433 e duchi nel 1530, i Gonzaga si distinsero per la loro abilità politica nel reggere la cosa pubblica, nell’attenzione alle arti (le collezioni gonzaghesche – che vantavano opere di tutti i più grandi artisti – erano tra le primissime in Europa, e così pure il complesso di Palazzo Ducale), nella politica matrimoniale, nello sviluppo architettonico ed urbanistico di Mantova, vero giardino di pietra. La politica gonzaghesca era di continuo e ridondante equilibrio tra le potenze confinanti: Repubblica di Venezia, Milano, Ferrara e i possedimenti pontifici. Fino al terzo decennio del Cinquecento i Gonzaga si distinguevano per le condotte militari: tra le massime entrate nei bilanci statali erano, infatti, i proventi derivanti dal capitanato degli eserciti degli Stati alleati o delle leghe (ricordiamo, per esempio, quella che nel 1495 si scontrò contro le truppe di Carlo VIII di Francia a Fornovo di Taro). Dal terzo decennio del Cinquecento fino alla caduta la politica gonzaghesca fu invece di pace e di equilibri politici. Una situazione che, unitamente allo sviluppo delle manifatture e dell’agricoltura, consentì al territorio mantovano, di superficie relativamente ridotta, di diventare estremamente redditizio e di permettere alla casata gonzaghesca ricchi introiti, spesso reinvestiti nelle collezioni artistiche o nell’edificazione di edifici e chiese. Fu probabilmente dal periodo di Isabella d’Este e Francesco II che Mantova visse il suo massimo splendore (le fondamenta di tale fasto erano però già state gettate nel secolo precedente con le luminose figure di Ludovico II e del padre Gianfrancesco).


Scheda pubblicata a cura dell’ ITIS E. Fermi Mantova e Società per il Palazzo Ducale.