Giovanni III

a cura di ALDO A. SETTIA


Scheda pubblicata in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.LVI, Roma 2000, pp. 129-131.
La presente scheda è stata inserita grazie alla autorizzazione rilasciata dall’ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA fondata da Giovanni Treccani [Prot. 495/04/DE del 19 novembre 2004] che si ringrazia per la disponibilità.


Secondogenito di Giovanni II e della sua seconda moglie Elisabetta di Maiorca, non conosciamo con certezza la sua data di nascita, che può essere posta nel 1361 o nel 1362. Sappiamo infatti dal cronista Benvenuto Sangiorgio che il primogenito Secondo Ottone o Secondotto aveva 12 anni alla morte del padre (19 marzo 1372), e doveva quindi essere nato nel 1360, mentre il terzogenito Teodoro era nato nel 1364.

Il testamento di Giovanni II stabiliva che Secondotto, suo successore, rimanesse sotto la tutela dello zio Ottone di Brunswick e del conte Amedeo VI di Savoia sino al compimento dei 25 anni; nel caso in cui egli fosse morto senza figli, il potere doveva passare a G. e poi, via via, se necessario, al terzogenito Teodoro e al quartogenito Guglielmo, a meno che, nel frattempo, qualcuno di loro avesse abbracciato la carriera ecclesiastica. A ciascuno dei tre fratelli minori doveva essere assegnato un appannaggio costituito da località del Marchesato, comprese alcune parti di Alba, di Mondovì e dei redditi di Asti, per le quali dovevano riconoscere l’autorità del tutore e di Secondotto.
Riguarda probabilmente G. il progetto matrimoniale fra uno dei Monferrato e la figlia di Enrico conte di Fondi, cui nel 1375 fa allusione in una sua lettera papa Gregorio XI; esso comunque non trovò attuazione e fu presto sostituito, nel quadro della politica papale, dal matrimonio dello stesso Ottone di Brunswick con la regina di Napoli Giovanna I d’Angiò, celebrato il 25 marzo 1376. Tale unione, comportando per Ottone nuove e importanti cure lontano dal Monferrato, venne certo a incidere in modo negativo sulle sorti del Marchesato e sui figli di Giovanni II, dei quali egli conservava la tutela.
Il principato subalpino rimase comunque costantemente nei pensieri del Brunswick tanto che egli, nel luglio 1378, facendo visita al nuovo Papa Urbano VI, avrebbe proposto – secondo alcuni cronisti – il matrimonio tra G. e la giovinetta Maria, figlia di Federico IV d’Aragona ed erede del Regno di Sicilia; il pontefice, però, non avrebbe approvato questo progetto.

Il 16 dic. 1378 il marchese Secondotto, di natura particolarmente collerica e impulsiva, venne assassinato a Langhirano, presso Parma, per mano di uno stalliere da lui aggredito. Il potere passò così automaticamente nelle mani del giovane Giovanni III.

Ottone di Brunswick si precipitò da Napoli in Monferrato per occuparsi dei problemi provocati della nuova delicata situazione politica, cui si aggiungeva la riprovazione delle popolazioni soggette verso i dissennati comportamenti del defunto Secondotto. Ottone, trattando con Gian Galeazzo Visconti, tentò di riottenere Asti, che questi aveva sottratto a Secondotto, interponendo anche gli uffici dell’imperatore Venceslao, ma senza ottenere alcun risultato.

Il 3 genn. 1379 G. riconfermava la sua soggezione al tutore sino al compimento del venticinquesimo anno ricordando espressamente il mancato rispetto di tale disposizione paterna da parte di Secondotto e le funeste conseguenze che ne erano derivate. Nello stesso giorno venne convocato a Moncalvo il Parlamento generale dei Comuni e dei signori del Marchesato, chiamati a decidere sulle questioni in corso; fra esse era in primo luogo il giuramento di fedeltà da prestarsi al nuovo marchese. Il Parlamento decise di giurare nelle mani del tutore, cui G. sarebbe subentrato soltanto qualora, nel frattempo, il suo comportamento verso i sudditi si fosse dimostrato accettabile: decisione di grande rilievo giuridico che è stata ritenuta “la più audace affermazione della teoria contrattualistica dello Stato” (Bozzola, p. XXIV).
Trovò invece senz’altro approvazione il contributo in denaro necessario per agire contro i Visconti, tanto che il 13 gennaio successivo se ne dispose il pagamento in tre rate e il 18 venne proclamata la guerra. Ma Clemente VII, il papa eletto in contrapposizione a Urbano VI, volendo avere presso di sé al più presto Ottone di Brunswick, fece stipulare una tregua di due anni sottoscritta da entrambi gli antagonisti il 22 genn. 1379 sotto la salvaguardia del conte di Savoia Amedeo VI. Nessuno era però in realtà interessato all’osservanza dei patti; il signore di Milano – che aveva in custodia presso la sua corte il fratello di G., Teodoro – avrebbe ricavato anzi sicuro vantaggio da un’eventuale scomparsa di Giovanni III.

Il 19 apr. 1379 in Moncalvo Ottone e G. confermarono insieme le concessioni fatte dai predecessori al Comune di Casorzo; in quello stesso anno, secondo Irico, sarebbe stato concesso al Comune di Trino il diritto di conferire lauree in chirurgia. Una nuova assemblea parlamentare fu convocata per il 3 maggio; intanto il Comune di Mondovì ribadì l’intenzione di giurare fedeltà a G. soltanto al compimento dei suoi 25 anni; e se il Marchesato fosse pervenuto nelle mani del fratello Teodoro non gli si sarebbe dovuto prestare alcun giuramento senza consenso esplicito del tutore.

Il 5 maggio 1379 il Brunswick annunciò ai sudditi radunati nel Parlamento di essere incerto sulla sua permanenza nel Marchesato, dovendo raggiungere la regina sua moglie, e chiese pertanto consiglio per organizzare in modo efficiente il governo e la difesa dello Stato durante la sua assenza. Venne eletto un luogotenente con pieni poteri nella persona del provenzale Guigone Flota, il quale fu affiancato da una commissione costituita da dieci nobili e popolari, nominati dal Parlamento, e destinata ad agire di concerto con un vicario marchionale e un cancelliere residenti in Moncalvo. Si auspicò che cessassero le divisioni fra gli abitanti del Marchesato e si dispose che, qualora Teodoro si recasse in Monferrato, vi venisse ammesso solo come fratello di G. e se non fosse accompagnato da sudditi milanesi.
Il 9 maggio Ottone elesse i consiglieri per i successivi otto mesi e il 5 giugno, insieme con G., sempre a Moncalvo, stabilì l’entità dello stipendio spettante al luogotenente. Tra giugno e luglio G., con il fratello Guglielmo, partì per Napoli accompagnando Ottone che vi faceva ritorno; tale decisione, alla luce di quanto poi avvenne, potrebbe essere giudicata improvvida, ma essa fu probabilmente giustificata dal timore di attentati da parte del Visconti e forse anche dalle opportunità che il grande gioco in atto tra la corte papale e il Regno di Napoli sembrava offrire ai giovani fratelli.

Per meglio assicurare la vita del Marchesato, Ottone dovette metterlo sotto la protezione del re di Francia, poiché il Parlamento radunato a Moncalvo il 13 luglio 1379 votò il pagamento di un sussidio per accoglierne degnamente gli ambasciatori. I collegamenti fra i reggitori residenti in Moncalvo e i principi lontani rimasero comunque costanti: un’altra assemblea riunita il 5 marzo 1380 provvide infatti a pagare le guarnigioni di mercenari e a inviare ambasciatori a Napoli “per notificare loro lo stato delle cose onde provvedessero all’occorrente” (Bozzola, p. 34), e il 28 giugno un messo giunto di fresco da Napoli espose la necessità di provvedere alla difesa del Marchesato finché G. e Ottone fossero tornati, ciò che contavano di fare quattro mesi prima della scadenza della tregua (cioè entro il settembre del 1381) conducendo le truppe necessarie, in modo tale che “ognuno de’ suoi sudditi sarebbe stato contento” (ibid., p. 36).
Un invio di ambasciatori a Napoli venne ancora deciso il 7 nov. 1380 dall’ultimo Parlamento di quel periodo di cui ci sono pervenuti gli atti; il 4 dicembre alcuni fuorusciti astigiani “aderenti” del marchese chiedevano che venisse rimesso nelle loro mani il colpevole di un certo delitto sino all’arrivo dei principi, che era quindi ritenuto imminente. Sin dal settembre, intanto, Visconti e Savoia, pur senza passare ai fatti, progettavano fra loro la spartizione delle conquiste che insieme avrebbero potuto fare in Monferrato.

Proprio allora la situazione nella quale G. e il suo tutore erano coinvolti andava facendosi sempre meno favorevole: nell’estate del 1390 era stato necessario intervenire ripetutamente contro i tumulti delle fazioni napoletane; le fonti consentono di seguire dal maggio 1381 i frequenti spostamenti di Ottone di Brunswick, che dobbiamo intendere sempre accompagnato da Giovanni III. Contro la scismatica Giovanna Urbano VI il 2 giugno 1381 proclamò re di Napoli Carlo III d’Angiò Durazzo; il 28 questi sconfisse Ottone presso Anagni e il 1° luglio era già a Nola. G. viene esplicitamente ricordato il 15 luglio dai coevi Diurnali del duca di Monteleone (p. 26) fra i signori “che foro con messer Odo”. Il giorno successivo Carlo, con il favore della popolazione, entrava in Napoli e la regina era costretta a rinchiudersi nel Castelnuovo subito stretto d’assedio.
Il 25 agosto Ottone mosse dal Castel Sant’Elmo per tentare di sbloccare gli assediati e ne seguì uno scontro violento sul piazzale antistante il castello, sotto l’improvviso infuriare di un temporale: lo stesso Ottone, disarcionato, venne fatto prigioniero insieme con il giovane Guglielmo di Monferrato, e tra i molti caduti vi fu anche Giovanni III. Lo svolgimento dei fatti nel momento culminante non è del tutto chiaro: secondo i Diurnali (p. 28) “messer Odo si pose innante de la banda de Santo Spirito pensando l’altra seguitassero sua persona, all’hora fo preso messer Odo da balestrieri, et difesa che era in quello loco et quello signor che lo perquisito nce fo morto ciò fo lo marchese de Monferrata”.

La voce del tradimento di una parte delle milizie di Ottone, che avrebbe inciso sulla sua sconfitta, venne raccolta a Genova, circa un anno dopo, anche da Niccolò Fieschi che la comunicò al conte di Savoia: Roberto di Durazzo, che era al seguito di Ottone, invece di aiutarlo, sarebbe passato al nemico.
Certo del tutto romanzesche sono le circostanze volute dal cronista Lorenzo Bonincontri il quale giunge a immaginare che G. sia stato abbattuto nello scontro finale da Carlo di Durazzo in persona. Si dovrà invece pensare che, molto meno epicamente, egli sia stato raggiunto nella ressa da un anonimo colpo di balestra.
Non sappiamo quale sia stata la sorte del suo corpo; certo è che ancora una volta, nel giro di pochi anni, la scomparsa violenta del titolare portava all’automatica sostituzione con un fratello minore: il terzogenito Teodoro poteva quindi prendere possesso del Marchesato, ciò che avvenne sotto la protezione di Gian Galeazzo Visconti: il 27 sett. 1381 i sudditi monferrini venivano chiamati a giurare fedeltà al nuovo marchese, ma in compenso Teodoro il 16 genn. 1382 dovette riconoscere al signore di Milano il possesso definitivo di Asti.
Nonostante il breve periodo del suo governo, si attribuisce a G. la coniazione di un “forte bianco” battuto nella zecca di Chivasso.


FONTI E BIBL.: Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Monferrato, Materie economiche e altre, m. 17, n. 16; L Bonincontri, Chronicon, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, Mediolani 1732, coll. 40 s.; I diurnali del duca di Monteleone, a cura di M. Manfredi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, 5, pp. 20, 26, 28; B. Sangiorgio, Cronica, Torino 1780, pp. 233s., 236-239, 243; Paralipomeni di storia piemontese dall’anno 1285 al 1617, a cura di L.Scarabelli, in Archivio storico italiano, XIII (1847), p. 112 n. 2; Chronicon Sindum incerti authoris…, a cura di G. de Blasiis, Napoli 1887, pp. 33, 39; F. Cerasoli, Gregorio XI e Giovanna I regina di Napoli Documenti inediti dell’Archivio Vaticano, in Archivio storico per le province napolitane, XXIV (1899), doc 132; Corpus nummorum Italicorum, II, Piemonte-Sardegna, Roma 1911, p. 209; V. Ansaldi, Nuovi documenti su Ottone di Braunsweig, in Boll. storico-bibliografico subalpino XVIII (1913), pp. 67-79; A. Bozzola, Parlamento del Monferrato, Bologna 1926, pp. 34, 36, XXIII-XXIV, docc. 4 -14; Statuta et ordinamenta Communis hominum Casurcii (sec. XIV-XVI), a cura di N. Caturegli, Pisa 1929, pp. 192-195; Lettres secrètes et curiales du pape Grégoire XIe (1370-1378) intéressant les pays autres que la France, a cura di G. Mollat, Paris 1962. nn. 150s.; G.A. Irico, Rerum patriae libri III, Mediolani 1745, pp. 131s.; V. De Conti, Notizie storiche della città di Casale e del Monferrato, III, Casale 1839 pp. 256-294; D. Promis, Monete dei Paleologi marchesi di Monferrato, Torino 1858, p. 19; M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, pp. 278-282 292-295; F. Gabotto, L’età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti (1350-1383), in Miscellanea di storia italiana, XXXIII (1895), pp. 248-253, 263; G. Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo diplomatico del secolo XIV, Napoli 1902, pp. 227s., 238, 273, 289s., 324, 335s.; F. Cognasso, Il Conte Verde, Torino 1930, pp. 237s.; Id., L’unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 496, 509; C. De Frede, Da Carlo d’Angiò a Giovanna I (1263-1382), in Storia di Napoli, III, Napoli 1969, pp. 317-322; I. Walter, Brunswick, Ottone di, in Diz. biogr. degli Italiani, XIV, Roma 1972, pp. 672-678.