Il Progetto Biomonf
IL “PROGETTO BIOMONF – ATLANTE INFORMATICO DELLA BIODIVERSITA’ DELLE COLLINE DEL BASSO MONFERRATO” UN’INIZIATIVA DEL PARCO REGIONALE DEL SACRO MONTE DI CREA PER LA SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITA
di Franco Picco
Biodiversità è termine nuovo di un concetto antico entrato prepotentemente nella comunicazione quotidiana. Biodiversità è la vita che crea la vita. L’insieme di tutti gli esseri viventi e delle loro relazioni in un territorio e delle condizioni che essi determinano nell’ambiente per l’instaurarsi di altre forme di vita. La sua erosione (perdita di specie, squilibri ecologici, distruzione di habitat) è il termometro del degrado ambientale.
In virtù della collocazione geografica e della sua storia ecologica il Monferrato è popolato da importanti specie ed ecosistemi. Infatti dal punto di vista biogeografico questo territorio collinare rappresenta un importante “ponte climatico ecologico” di transizione tra la catena alpina, la zona continentale padana e la regione mediterranea. Le fasi di espansione e contrazione dei periodi glaciali dell’Era Quaternaria (e gli eventi geologici e climatici ad esse collegate) hanno infatti modellato un complesso eco-mosaico ambientale che amalgama un insieme eterogeneo di habitat naturali dalle caratteristiche ecologiche peculiari. Questo ha permesso la coesistenza e la sopravvivenza nel territorio di specie vegetali ed animali provenienti da aree geografiche diverse. Infatti si rinvengono su questi colli specie della flora e della fauna tipiche della regione centro-europea, alla quale l’area monferrina appartiene, e contingenti di specie provenienti dalle zone fredde boreali, dalle regione mediterranea, dall’area pontica e delle coste atlantiche, migrate in riprese successive durante l’Era Quaternaria.
Il valore ecologico e scientifico della coesistenza di queste specie è riassumibile nella presenza in Monferrato di: associazioni forestali endemiche; tipologie forestali uniche per il Piemonte; specie endemiche; specie extrazonali ad areale disgiunto; specie al limite del proprio areale; stazioni di specie uniche in Piemonte; specie rare.
Questa biodiversità rappresenta un grande patrimonio naturalistico, scientifico, ed ambientale che fanno del Basso Monferrato un distretto ecologico unico e distinto.
La sopravvivenza di questo patrimonio è però fortemente compromessa dalla diffusa antropizzazione del territorio notevolmente accentuatesi negli ultimi decenni. L’urbanizzazione, le mutate tecniche agricole, l’inquinamento chimico, la non gestione del territorio, l’inquinamento biologico dovuto all’inselvatichimento di specie esotiche introdotte, hanno determinato la scomparsa di habitat e di specie ad essi legate. Il raffronto sui dati storici disponibili, risalenti agli inizi del 1900, evidenzia nel corso del XX secolo una perdita di circa il 30% delle specie presenti nel Basso Monferrato. Questa percentuale è sicuramente maggiore ed è destinata ad aumentare poichè molte specie sono sicuramente scomparse da queste colline senza che la loro presenza sia mai stata registrata.
Lo spopolamento delle campagne monferrine avvenuto nel periodo post-bellico e il contemporaneo passaggio dalla civiltà contadina alla civiltà tecnologica ha determinato importanti cambiamenti nella struttura e nella cultura sociale. Questo non ha sicuramente favorito la nascita di una cultura conservatrice del territorio e del suo ambiente naturale e la conseguenza di questa ignoranza, oltre alla convinzione che la natura sia un bene ripetibile, ha spesso determinato gravi errori nella pianificazione territoriale. La dinamica dell’ambiente, cioè l’ambiente nel suo continuo divenire, coniuga invece i processi naturali con la cultura. Questo instaura un inseparabile legame che mette in relazione le generazioni passate, presenti e future, le quali continuamente ereditano e trasformano l’ambiente.
La necessità di approfondite conoscenze della molteplicità e distribuzione biologica a livello territoriale locale è infatti indispensabile per operare strategie conservative e gestionali degli ecosistemi e delle singole specie con la loro variabilità intraspecifica (popolazioni locali ed ecotipi).
Quindi la necessità di conoscere i meccanismi che regolano l’ambiente di un territorio non è e non deve essere demandata a pochi esperti ma deve essere un processo capillare di coinvolgimento degli abitanti. La cultura cresce quanto più essa è diffusa.
Sulla base di questi presupposti nel 1999 il Parco Naturale del Sacro Monte di Crea ha avviato il “Progetto BIOMONF – Atlante informatico della biodiversità delle colline del Basso Monferrato”. ritenendo importante conoscere la diversità delle specie viventi in Basso Monferrato nell’ambito del funzionamento degli ecosistemi in esso presenti e delle relazioni tra sistemi ambientali, sociali ed economici.
Il progetto si colloca nell’ambito delle attività di ricerca scientifica, conservazione della natura ed educazione ambientale del Parco ed è finalizzato alla realizzazione ed al continuo aggiornamento di una banca dati della biodiversità locale, strutturata come un atlante liberamente consultabile sulla rete informatica di internet all’indirizzo “http://www.parcocrea.it“.
La banca dati BIOMONF è quindi uno strumento scientifico per la conoscenza ed il monitoraggio dell’ecologia territoriale e della qualità ambientale; uno strumento tecnico di supporto alla pianificazione territoriale in quanto consente di individuare le priorità, le strategie e le tecniche necessarie alla conservazione e al ripristino ambientale; uno strumento culturale e didattico per la formazione scientifica e l’educazione ambientale attraverso una comunicazione espressiva e divulgativa.
Il territorio sottoposto ad indagine (foto 1) corrisponde alla parte settentrionale delle colline del Basso Monferrato ed è caratterizzata dalla formazione geologica collinare a marne calcaree della dorsale Moncalieri – Valenza. I confini sono: a nord la fascia fluviale pianeggiante del Po; ad est la pianura vercellese alessandrina (zona delle risaie); ad ovest la collina di Torino; a sud la zona geologica delle “sabbie di Asti” (pertinente al bacino del Tanaro). In quest’ultimo caso, vista la difficoltà di perimetrare la separazione tra le due formazioni geologiche, si è tenuto come confine i limiti del reticolo cartografico (CTR 1:10.000) adottato per la rappresentazione della distribuzione delle specie. L’area delimitata, omogena dal punto di vista ecologico, interessa le province di Alessandria, Asti, Torino e 84 Comuni.
Di ogni specie censita è redatta una scheda in cui sono sono riportate notizie scientifiche, immagine e la rappresentazione su un reticolo cartografico della sua distribuzione in Basso Monferrato.
La raccolta dei dati e l’elaborazione delle schede di ogni singola specie censita avviene attraverso la sinergia di più soggetti acquisendo informazioni provenienti dalla bibliografia, da collezioni pubbliche e private, da incarichi di ricerca affidati a specialisti. Collaborano al progetto Università, la Banca dati naturalistica del Settore Parchi della Regione Piemonte, l’Istituto Piante da legno e ambiente (I.P.L.A.), Enti di Ricerca e Associazioni naturalistiche. A questi organismi si aggiunge il prezioso aiuto di appassionati di varie discipline (botanofili, birdwatcher, micologi) e di scuole presenti nel territorio.
STATO ATTUALE DEL PROGETTO
La banca dati è in continuo aggiornamento. Alla fine dell’estate 2007 sono state censite circa 4100 specie attraverso 21.500 segnalazioni di stazioni. Anche se il censimento è largamente incompleto alcuni gruppi come ad esempio le piante vascolari, i vertebrati, alcuni gruppi entomologici sono stati censiti in modo significativo.
La possibilità di riunire in un archivio informatico i dati relativi alle specie censite, permette di trarre alcune considerazioni (anche se parziali) sullo stato attuale della biodiversità del Basso Monferrato.
I boschi
Dopo l’epoca glaciale l’evoluzione spontanea del manto vegetale di questo territorio culminò in una grande foresta che dominò il paesaggio di queste terre sino all’IX secolo (alto Medioevo) prima che estesi dissodamenti legati all’espandersi della coltivazione della vite e delle colture cerealicole la riducessero drasticamente imponendo il paesaggio agricolo e urbanizzato attuale. Testimoni della grande foresta del post-glaciale in Basso Monferrato sono rimasti pochi boschi residui. Questi sono riconducibili a due tipologie ben differenziate su base ecologica: si tratta dei boschi mesoxerofili che ricoprono i dossi e le alte pendici nelle esposizioni calde e soleggiate e dei boschi mesofili degli impluvi di fondovalle e della basse pendici. I boschi dei dossi sono Querceti termofili (attribuibili all’Ordine Quercetalia- pubescentis) Le cui specie caratteristiche sono sui suoli calcarei la Roverella (Quercus pubescens) in associazione con l’ Orniello (Fraxinus ornus). Si caratterizzano per la presenza di specie mesofile tipiche dell’Ordine Fagetalia e per la forte affinità con i querceti termofili della regioni balcaniche. Sui suoli acidi la specie costitutrice è la Rovere (Quercus petraea). Sono ricchi di specie termofile e mediterranee. I boschi dei fondivalle sono Querceti mesofili e sono delle digitazioni del Querco-carpineto (Polygonatum multiflori – Quercetum roboris), che è l’associazione climax della Pianura Padana. Le specie costitutrici sono la Farnia (Quercus robur) e il Carpino (Carpinus betulus). Sono boschi ombrosi, caratterizzati dalla presenza di specie boreali relitte delle migrazioni delle epoche glaciali quaternarie.
La sopravvivenza dei boschi naturali è però minacciata dalla ben nota “gasi-a” (Robinia pseudoacacia). Specie alloctona altamente competitiva che dopo la ceduazione tende a sostituirsi alle specie autoctone creando boschi impoveriti dal punto di vista della biodiversità.
La flora
La presenza di studi sulla flora del Basso Monferrato risalenti alla fine del XIX e agli inizi del XX secolo, e di studi recenti ha permesso, attraverso una loro comparazione, una valutazione sull’evoluzione della flora del Monferrato. Complessivamente sono state censite circa 1200 specie molte delle quali si sono insediate nella zona in seguito alle migrazioni floristiche dei periodi glaciali e interglaciali dell’Era Quaternaria. Nelle esposizioni calde e nei dossi monferrini molte delle specie mediterranee trovano il limite settentrionale del loro areale distributivo: Inula bifrons, robusta composita le cui foglie, quando sfregate, profumano di limone e menta; oppure l’esile Crocus biflorus dalla fioritura precoce presente unicamente lungo la costa tirrenica; il raro Sedum cepaea; la delicata Crupina vulgaris e Salvia verbenaca, che sostituisce nelle aree mediterannee la nordica Salvia pratensis. Viceversa nei boschi delle esposizioni a nord e dei fondovalle si rinvengono alcune specie montane che si perpetuano dalle epoche glaciali. L’Aconito (Aconitum vulparia), il Giglio martagone (Lilium martagon), il Campanellino (Leucojum vernum), il Faggio (Fagus sylvatica), il Pino silvestre (Pinus sylvestris), Daphne mezereum, Potentilla alba, per citarne alcune, sono specie diffuse unicamente lungo l’arco alpino e presenti in Monferrato. Tra le specie delle regioni steppiche del sud est europeo si ricordano Cirsium pannonicum, in Italia diffuso unicamente sulle Alpi Orobiche dal triestino al Lago di Como ed in Piemonte presente unicamente sulle colline di Crea dove raggiunge l’estremo occidentale dell’areale, e la bellissima e rara Iris graminea.
La fauna
Tra gli animali vertebrati sono stati censiti recentemente circa 120 specie dell’avifauna tra cui alcune specie rare come ad esempio il Re di quaglie (Crex crex). L’insieme delle specie censite e la loro mappatura evidenzia aree con buon indice di qualità ecologico-ambientale, sintomo di un basso impatto antropico. Sono infatti presenti e nidificanti specie del bosco frondoso ormai scomparse o diventate rare nella Pianura Padana. Grande importanza assume inoltre la nidificazione dei rapaci diurni come la Poiana (Buteo buteo) ed il Gheppio (Falco tinnunculus) e notturni come il Gufo (Asio otus) o il Barbagianni (Tyto alba).
Tra gli anfibi molto importante è stato il ritrovamento in Monferrato della Luscengola (Chalcides chalcides) specie la cui distribuzione piemontese era accertata solo per gli Appennini.
Tra i mammiferi, percorrendo i sentieri è facile incontrare Ricci (Erinaceus europeus), Toporagni (Sorex araneus), Scoiattoli (Sciurus vulgaris) mentre sfuggono in genere all’osservazione altri importanti mammiferi come la Volpe (Vulpes vulpes), il Cinghiale (Sus scrofa), il Tasso (Meles meles), la Donnola (Mustela nivalis) solo per citare i più conosciuti.
Soprattutto a livello di fauna invertebrata vanno però ricercate le preziosità zoologiche.
Pedemontia delmastroi è una specie nuova per la scienza di un piccolo “millepiedi”, oltre ad essere la specie tipo del nuovo genere Pedemontia appositamente istituito. E’ endemica delle colline del Monferrato e di Torino.
Altre specie endemiche si trovano tra gli insetti imenotteri (vespe). Tra queste Stictopisthus sacromontis ritrovata sul colle del Sacro Monte di Crea (unica stazione nota) e Mesochorus scaramozzinoi (nota per Crea e per una stazione dell’Italia centrale).
Ricerche sui lepidotteri condotte da ricercatori di fama mondiale hanno evidenziato ritrovamenti di specie rare e nuove per la fauna italiana. Si ricordano ad esempio le uniche segnalazioni italiane di Coleophora sisteronica, Coleophora striolatella e Coleophora pulmonariella.
Tabella 1 – Comuni interessati dal progetto BIOMONF
Albugnano; Alfiano Natta; Altavilla; Aramengo; Berzano San Pietro; Brozolo; Brusasco; Buttigliera d’Asti ; Calliano; Camagna; Camerano Casasco; Camino; Capriglio; Casalborgone; Casale Monf.; Casorzo; Castell’alfero; Castelletto Merli; Castelnuovo don Bosco; Cavagnolo; Cellamonte; Cereseto; Cerreto; Cerrina; Cinzano; Cocconato; Coniolo; Conzano; Corsione; Cortanze; Cuccaro; Cunico; Frassinello; Frinco; Gabiano; Grazzano; Lauriano; Lu; Mirabello; Mombello Monf.; Moncalvo; Moncestino; Moncucco Torinese; Montafia; Montechiaro; Monteu da Po; Montiglio; Moransengo; Murisengo; Occimiano; Odalengo Grande; Odalengo Piccolo; Olivola; Ottiglio; Ozzano Monf.; Passerano Marmorito; Penango; Piea; Pino d’Asti; Piovà Massaia; Pontestura; Ponzano; Robella ; Rosignano; Sala; San Giorgio; San Salvatore; Scandeluzza; Serralunga di Crea; Soglio; Solonghello; Terruggia; Tonco; Tonengo; Treville; Verrua Savoia; Viale; Vignale; Villa San Secondo; Villadeati; Villamiroglio.