Facino Cane Signore di Valenza

Valenza (AL), lunedì 16 febbraio
Presso il Centro Comunale di Cultura si è tenuta la presentazione del volume:
Facino Cane. Sagacia e astuzia nei travagli d’Italia tra fine Trecento e inizio Quattrocento
L’incontro è stato organizzato dal Centro Comunale di Cultura e dall’Unitre grazie al coordinamento di Luca Rossi – presidente del Consiglio Comunale – che già aveva offerto la sua collaborazione nell’ottobre 2012 in occasione del Convegno “Facino Cane Signore di Valenza” organizzato presso la Sala Consiliare del Comune.
È stato quindi particolarmente importante tornare a Valenza, dopo poco più di due anni, per presentare un volume che raccoglie anche alcuni dei frutti delle ricerche che emersero in occasione di quel convegno.
Il libro è stato presentato da Roberto Maestri che ha ricordato come le pagine del volume aiutano il lettore a meglio comprendere il disegno del condottiero monferrino le cui gesta, proseguite senza soluzione di continuità per un trentennio, interessarono circa 240 località italiane – tra cui Valenza che rappresentò un punto di riferimento fondamentale per il Condottiero – e gli valsero non solo il rispetto dovuto al timore ma anche, e soprattutto, la considerazione dei contemporanei che lo giudicarono come “uomo del suo tempo” ovvero protagonista di atti sì crudeli ma comuni all’epoca in cui visse; la differenza essenziale fu che Facino Cane, diversamente da altri condottieri, seguì un progetto – magari disordinato – finalizzato alla costruzione di un suo Stato. Poco c’è giunto a livello di testimonianze materiali coeve di Facino Cane: la memoria della bandiera, il sigillo, un busto e un ritratto ottocenteschi… nulla di più; siamo certi che molto altro esisteva ma tutto è stato cancellato attraverso un preciso disegno perpetrato da molti, primo tra tutti Filippo Maria Visconti il quale, come noto, consolidò il suo potere proprio grazie al patrimonio di Facino.
Il relatore ha anche accennato ad un documento – citato nel libro – in cui il marchese di Monferrato, Teodoro II Paleologo, stipula la pace con Amedeo VIII Savoia e accetta di fungere da arbitro tra quest’ultimo e Facino Cane; Facino ratifica l’accordo presso la sua abitazione a Valenza il 5 maggio 1407: quindi Facino possedeva una casa a Valenza e dove? Il documento non ci aiuta purtroppo a chiarire i dubbi.
A seguire l’intervento di Nadia Ghizzi che ha illustrato il suo contributo dedicato a Beatrice Cane, consorte di Facino, e che dopo essere rimasta vedova, si risposò con il duca di Milano Filippo Maria Visconti – più giovane di vent’anni – portando in dote un ingente patrimonio, le fedeli truppe e importanti territori. Il matrimonio era stato imposto da Facino prima della morte, in modo di lasciare il suo patrimonio al Visconti, solo a condizione che questi ne sposasse la vedova. Nel 1418, probabilmente allo scopo di sottrarle gli ingenti beni, Beatrice fu accusata dal marito di adulterio con un domestico, tale Michele Orombelli. Dopo aver confessato sotto tortura Beatrice fu condannata a morte e decapitata il 13 settembre nel castello di Binasco, insieme al suo presunto amante. Il piano, secondo alcuni, fu ordito con la complicità della nobildonna Agnese del Maino, dama di compagnia di Beatrice e amante del marito Filippo.
Alla vita di Beatrice si ispira il melodramma di Vincenzo Bellini del 1833 Beatrice di Tenda, tratto a sua volta dal libro omonimo del 1825 di Carlo Tedaldi Fores.

Gallery
Rassegna stampa