La Cittadella di Casale

Alessandria, martedì 17 gennaio – ore 17,30
Teatro Parvum – via Mazzini n. 85

Conferenza su La Cittadella di Casale
a cura di Roberto Maestri

“Poche città, pochi luoghi dell’Italia settentrionale hanno avuto lo strano destino di Casale Monferrato, di avere, cioè, la piazzaforte costruita in tempi successivi e da Stati diversi, a cominciare dai Paleologi, ai Gonzaga, agli Spagnoli di Milano, ed infine ai Francesi di Luigi XIV. Amministrazioni che hanno contribuito con spese spaven­tose alla creazione, al rafforzamento, all\’ingrandimento di una città fortificata, che fu più nota in quel tempo in Europa, di quello che sono oggi tante altre, ad esempio della stessa linea Maginot”.

Così scriveva quasi quarant’anni or sono Guido Amoretti nel saggio “La piazzaforte di Casale”.
E poco dopo aggiungeva: “La cittadella di Casale è quella che le ha dato il sinonimo di città piazzaforte. Prima della costruzione della cittadella – 1589-1590 -­ Casale era una delle tante località di media popolazione (aveva dai settemila agli ottomila abitanti circa alla metà del ‘500), che non aveva una particolare struttura atta a resistere a tutte le bufere che vi si abbatterono nei cento anni in cui fu eretta a piazzaforte. La costruzione delle fortificazioni fu portata a termine nel 1595; la loro distruzione da parte del marchese di Crenau, che evacuava la città, avvenne nel 1695”.
Il progetto portava la firma di Germanico Savorgnan – appartenente ad una dinastia di architetti militari friulani – chiamato alla corte di Vin­cenzo I Gonzaga, appena succeduto al padre Guglielmo, che nel 1590 inizia per conto del duca di Mantova e Monferrato la costruzione della poderosa cittadella casalese. Esempio unico in Europa, in quanto non esistevano fortezze simili negli Stati dei duchi di Savoia e neppure nelle Fiandre.

Nel periodo 1628-1630 la piazzaforte di Casale Monferrato subì due importanti assedi – entrambi senza effetto – da parte dell’esercito spagnolo. Il primo (1628) fu compiuto dall’Armata spagnola comandata da Don Gonsalvo de Cordova dotato di forze assolutamente insufficienti per l’impresa contro la Cittadella difesa dal canavesano marchese di Rivara. L’assedio del 1630 vide ancora l’Armata spagnola (circa ventimila uomini) sotto le mura casalesi comandata questa volta dal marchese genovese Ambrogio Spinola.

Con il trattato di Cherasco (6 aprile 1631) la piazzaforte di Casale rimase, come gran parte del Monferrato, ai Gonzaga-Nevers e quindi ancora sotto il diretto controllo francese.
Negli anni centrali del XVII secolo la piazzaforte di Casale fu oggetto di altri due importanti assedi da parte delle Armate spagnole.

Il duca di Mantova, Ferdinando Carlo (regnante dal 1665 al 1707), dopo essere entrato in lotta con gli Spagnoli, intraprese trattative segrete con il re di Francia Luigi XIV per la cessione del controllo di Casale e della sua Cittadella, cessione che doveva tuttavia figurare come frutto d’un’azione di forza. In base all’accordo, Luigi XIV decise uno “pseudo assedio” di Casale e, il 30 dicembre 1681, la guarnigione del generale francese Nicolas Catinat assunse il comando del presidio casalese.

II 25 giugno 1695 prese l’avvio, l’assedio di Casale già da mesi posta sotto il «blocco» dell’Armata degli alleati sabaudi ed imperiali; la guarnigione francese di stanza nella piazzaforte, dopo una resistenza del tutto formale di poco più di dodici giorni, si arrese il 9 luglio 1695. Due giorni dopo furono sottoscritte le capitolazioni della piazza – che ne prevedevano lo smantellamento – da parte di Vittorio Amedeo II, del marchese di Leganés e del marchese di Crenan.
Ma la storia della Cittadella di Casale non era ancora conclusa: tra il 1850 ed il 1859, nell’area della fortificazione dei Gonzaga, si procedette ad ulteriori demolizioni delle fondamenta del preesistente manufatto al fine di realizzare una “corona” fortificata con i bastioni di San Carlo, San Giorgio e Santa Barbara. Si trattava quindi di quel preunitario “campo trincerato” di Casale, determinante nel sistema territoriale della linea difensiva che La Marmora organizzò da Torino al Lombardo-Veneto in occasione delle Guerre di Indipendenza.

Della Cittadella risorgimentale restano oggi i bastioni e alcuni manufatti, tra cui la Porta e la Polveriera, troppo poco rispetto alla grande storia seicentesca che definì la fortezza le coeur du monde.

La Conferenza è inserita dell’annuale edizione del Corso d’Arte di Italia Nostra Alessandria intitolato “Alla scoperta dell’alessandrino. Alle radici del paesaggio tra città e territorio”.