Sulle tracce di Aleramo

Grazzano Badoglio (AT), sabato 9 novembre 2013

Le origini di Aleramo, fondatore del Monferrato sono da ricercare in Borgogna e non in Sassonia. È questa l’interessante tesi illustrata da Giancarlo Patrucco, autore del volume “Sulle tracce di Aleramo. Dalla Borgogna al Monferrato”, una pubblicazione che prende in esame in modo storico le origini della dinastia aleramica con una lunga analisi (durata circa tre anni), mirata a far luce su fatti, vicende e persone accaduti ed esistiti prima di Aleramo ed in particolare sulla genealogia dei predecessori di quello che è considerato il creatore del territorio del Monferrato. Nel salone di Casa Bodoglio il pomeriggio all’insegna della storia è iniziato con la proiezione del video sulle origini di Aleramo, sospeso fra storia e leggenda, il quale ha fatto da base per attirare l’attenzione di storici ed appassionati sul personaggio i cui resti riposano presso la Chiesa Parrocchiale situata in cima all’abitato grazzanese. “Dopo la puntata di Voyager – ha esordito il sindaco Rosaria Lunghi – abbiamo avuto la conferma in questi giorni che anche la nota rivista ‘Dove’ si occuperà di Grazzano effettuando un servizio e noi ne siamo orgogliosi”. Roberto Maestri, presidente del Circolo “I Marchesi del Monferrato” ha introdotto la presentazione tracciando la figura di Aleramo e del suo territorio. “Dal fondatore del Monferrato, territorio che per secoli ha mantenuto unite terre che vanno dalle pianure vercellesi alla costa ligure fra Cogoleto e Finale, sono passati poeti importanti come Carducci e Pascoli e molti uomini di cultura monferrini come Galeotto del carretto e Benvenuto Sangiorgio. Patrucco arriva a questo volume indagando per ben tre anni fra i pochi punti fermi della storia di Aleramo e i molti dati sconosciuti.” “Il punto di partenza – ha esordito l’autore – è certamente stato Grazzano, uno dei pochi luoghi certi della storia di Aleramo che nel 961 vi fondò l’abbazia sposando in seconde nozze, nella stessa data, Gerberga foglia di Berengario II, re d’Italia. Ma nulla si sa di molti aspetti e dati: ad esempio non si conosce la prima moglie, né la data di nascita stimata agli inizi del decimo secolo, né quella di morte, da collocare fra il 967 e il 991, quando il figlio Anselmo si dichiarò nel documento di fondazione dell’abbazia di Spigno “orfano” del padre. Inoltre non si sa alcunché sull’esistenza di eventuali fratelli e pure sulla tomba di Grazzano vi sono studi ed ipotesi diverse: il noto Olimpio Musso, studioso di epigrafia, sostiene infatti che il mosaico risalga al secondo secolo d.C. mentre uno studio della Soprintendenza colloca la data di realizzazione della pietra tombale trecento anni dopo la morte di Aleramo.” Interessante la ricerca sugli Aleramo dell’epoca, condotta da Patrucco, che ha portato a rintracciare alcuni individui nelle zone di Lodi e Modena, i quali però non avrebbero relazioni con l’Aleramo monferrino. Secondo la tradizione che vuole vedere perpetuare il nome nelle discendenze, l’indagine sulla presenza dei nomi Aleramo potrebbe infatti aiutare a far luce sulle sue origini. Le ricerche portano in Francia e più precisamente nella Borgogna dove Patrucco ha rintracciato un’intera discendenza di “Aleramo” esistita nel periodo delle scorribande normanne e delle lotte post Carlo Magno per il trono. Le notizie della discendenza degli Aleramo scompaiono dalla Francia proprio nel decimo secolo, quando si ritrova l’Aleramo monferrino, dalle sconosciute origini, in Piemonte. Che il mitico fondatore del Monferrato discenda da un’emigrazione proveniente dalla Borgogna e diretta all’Italia per cercare fortuna? Sarà proprio la dinastia di Aleramo?

Redazione Il Monferrato

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