De honesta voltate et valitudine

Varese, domenica 20 settembre

Nel Castello di Masnago, grazie al Centro di Studi Preistorici e Archeologici di Varese in collaborazione con il Comune di Varese e con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto onlus, si è tenuta in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2015, la presentazione – in anteprima assoluta – del volume: «De honesta voltate et valitudine» Un trattato sui piaceri della tavola e la buona salute, nuova edizione commentata con testo latino a fronte curata da Enrico Carnevale Schianca, per i tipi di Leo S. Olschki editore di Firenze.
Il testo di Bartolomeo Sacchi detto il Platina, che si è presentato, è il testo chiave del Rinascimento gastronomico italiano.
Ne hanno parlato il curatore Enrico Carnevale Schianca e Pierluigi Piano, già Direttore dell’Archivio di Stato di Varese, funzionario della Soprintendenza Archivistica per la Lombardia e membro del Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”.
De honesta voluptate et valetudine è un ricettario di cucina del Quattrocento, restituito nelle vesti di un trattato dietetico che si riallaccia al dibattito filosofico sul piacere e la virtù; il tutto trapuntato da divagazioni letterarie, aneddotiche, naturalistiche: questi sono i temi dell’opera, la più inconsueta di tutto il repertorio platiniamo che, con il suo durevole marchio di ‘libro di cucina’, si rivela testimone emblematico dell’energia dell’istanza gastronomica destinata a prevalere sul vistoso intreccio dei contenuti.
Le indagini degli studiosi hanno di volta in volta messo in luce, sotto diverse angolazioni, molteplici aspetti di questo singolare testo, che il volume presentato affronta una volta ancora nell’intento, oltre che di renderne una nuova traduzione italiana, di perlustrare settori finora non sufficientemente messi a fuoco, quali quello delle fonti, il cui attento riscontro consente, fra l’altro, di compiere più nitide valutazioni sull’originalità del De honesta voluptate et valetudine.
La traduzione con testo a fronte, arricchita da un ampio corredo di note, glossari e appendici documentali, intende riproporre il trattato con quelle connotazioni di gradevole libro di lettura che ne decretarono, già al suo esordio, il successo negli ambienti umanistici.
Testo chiave del rinascimento gastronomico l’opera del Platina riassume in sé quella rinascenza della cucina europea iniziatasi ad Avignone e proseguita poi nell’epoca dei Concili.
Nel 1439 il ricco e mondano cardinal Ludovico Trevisan divenne patriarca di Aquileia e l’anno successivo ciambellano papale. Soprannominato «Cardinal Lucullo», per la sua prodigalitànell’allestire banchetti, il prelato aveva un cuoco personale di nome Maestro Martino da Como, che compose per lui un manoscritto: «Liber de arte coquinaria».
Questo ricettario, specchio della gastronomia italiana del tempo, sarebbe rimasto misconosciuto se nel 1474, il Platina non lo avesse utilizzato, come ben ricorda Carnevale, per la sua opera De honesta voluptate et valetudine, traducendolo nel suo latino umanistico.
L’opera del Platina è divisa in dieci libri: i primi descrivono la natura degli alimenti, gli altri possono, riduttivamente, essere considerati un ricettario.
Ben scrive l’Autore: «Il singolare saggio del Platina – lavoro inusitato, dimagrimento inusitato o quanto meno trattato in forma inusitata – tra rivolto in realtà a una élite che non aveva niente a che vedere né con la cucina né con la medicina; si trattava di un’ «opera letteraria destinata nella sua immediata fruizione ad un pubblico dotto», un testo che «intarsiava fonti antiche e contemporanee rivendicando tanto l’uso del latino per un argomento umile come quello della cucina, quanto la liceità di avvalersi di vocaboli nuovi tradotti in latino dal volgare e insieme l’esigenza di porre i nomi di ingredienti, vivande, farmaci sempre in rapporto con quelli antichi». Ma, considerato il livello culturale dei destinatari, De honesta voltate costituiva pur sempre un libro di lettura leggero, e non parrebbe esagerato classificarlo come una epitome di Plinio, utile agli spigolatori di curiosità e nozioni da incamerare alla svelta, per poi poterne fare sfoggio nelle conversazioni».
La mattinata si è conclusa presso il Ristorante dell’Istituto Alberghiero De Filippi di Varese con una colazione a tema: I piaceri della tavola: dalle ricette di Martino e Platina; dove sono stati imbanditi: Ventresca di vitello piena (una specie di cima alla genovese), torta bolognese, mele di sdegno in teglia, Zanzarelli verdi al burro, Civiere di manzo con polenta bianca, Pomata con zuppa dorata. Ovviamente la polenta era di grano saraceno, non certo di mais…

Pierluigi Piano

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