A Venezia si studia il Monferrato “intangibile”

La valorizzazione del Monferrato storico (cioé quello che per sette secoli ha governato l’area tra Casale, Acqui, Chivasso e Alba) ha preso avvio tra il 2005 e il 2006 con una serie ininterrotta di eventi culturali e promozionali, fino a trovare l’ideale compimento nella recente candidatura dei paesaggi vitivinicoli monferrini alla Lista del patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Ora questo originale “caso di studio”, dopo essere stato all’attenzione dapprima di lezioni e seminari dell’Università del Piemonte Orientale (Alessandria e Vercelli), della Scuola di Venaria Reale e dell’Università di Bologna (anche a Ravenna), è balzato all’attenzione della comunità accademica sotto un nuovo e originale profilo scientifico.
A Venezia, nel corso di un seminario sull’applicazione della Convenzione UNESCO sul Patrimonio intangibile (Parigi 2003), organizzato dalle Scuole Grandi veneziane in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari –  rappresentate dal Guardian Grande di San Rocco Gian Andrea Simeone e dai prof. Maria Laura Picchio Forlati e Lauso Zagato – il Monferrato ha costituito infatti l’esempio per un’approfondita disamina del ruolo delle ONG e delle associazioni culturali in questi complessi e ancora poco sperimentati processi di valorizzazione e promozione culturale del territorio.
Dopo le lezioni magistrali di Tullio Scovazzi e Pietro Clemente, il 27 gennaio presso la Scuola Grande di San Giovanni il prof. Massimo Carcione ha tracciato un quadro esaustivo della normativa internazionale e nazionale sul tema, mentre il Presidente del Circolo Marchesi del Monferrato, Roberto Maestri, ha illustrato le modalità utilizzate in questi anni dall’associazione (lavorando sempre in rete con enti pubblici, istituzioni e altre associazioni culturali piemontesi e del nord Italia) per riportare la storia del Monferrato all’attenzione della cultura nazionale, anche attraverso canali divulgativi come Golosaria, la Fiera del Libro o la Rai, e grazie a “testimonials” d’eccezione come Dante Alighieri, Boccaccio, San Pio V e Giosué Carducci, oltre naturalmente ai più celebri Marchesi aleramici, paleologi e gonzagheschi.
La collaborazione con le Scuole Grandi veneziane continuerà nei prossimi mesi con altri seminari sul tema del patrimonio immateriale di storia, tradizioni, artigianato e folklore; nel progetto patrocinato dalla rete nazionale SIMBDEA saranno coinvolti, sempre nell’ottica del lavoro in rete, anche l’Associazione MUSA di Cosola (che è già advisor dell’UNESCO a livello internazionale), il Laboratorio Etno-antropologico di Roccagrimalda e la Società Palazzo del Monferrato.
Quanto agli aspetti più propriamente storici, è allo studio l’organizzazione, nel corso del 2012, di un convegno sui rapporti tra i Marchesi di Monferrato e i Dogi veneziani, a partire dall’alleanza tra Bonifacio I comandante della Quarta Crociata e il doge Enrico Dandolo, che portò alla presa di Costantinopoli nel 1204, alla spartizione dell’impero bizantino (con cui Bonifacio divenne re di Tessalonica e cedette Creta a Venezia); due secoli dopo il marchese di Monferrato Giangiacomo Paleologo (1428-1432) andò in esilio per un anno a Venezia dal 17 agosto 1432, ospite del doge Francesco Foscari.

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