Facino Cane signore di Valenza

Valenza (AL), sabato 6 ottobre 2012

Parola d’ordine “passare al soldo”, nel senso di cambiar padrone e diventare, di conseguenza, signore di uno Stato fra i più estesi, ma anche disomogenei, del XIV e del XV secolo in Italia. Fu questo lo scopo di Facino Cane da Casale, al secolo Bonifacio, condottiero di ventura, l’uomo dei 230 assedi, il mercenario che distrusse città, incendiò fortezze e compensò i suoi soldati con il frutto di bottini e rapine. Figura negativa, ma anche emblematica di quel periodo storico funestato da intrighi e violenze.
Di tutto ciò si è parlato  sabato 6 ottobre a Valenza, in sala consiliare, nel convegno organizzato dal Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato” nel VI centenario della morte di Facino.
A formulare i saluti al pubblico sono stati il Sindaco di Valenza, Sergio Cassano, il consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Corrado Calvo, e il presidente del Consiglio Comunale di Valenza, Luca Rossi.
L’incontro, moderato dalla giornalista Cinzia Montagna e attuato in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Comunale di Valenza, il Rotary Club di Valenza e il Lions Club di Valenza, ha compreso gli interventi di Roberto Maestri, presidente del Circolo, Pierluigi Piano dell’Archivio di Stato di Varese, Simonetta Pozzati dell’Università di Torino, Blythe Alice Raviola dello IULCE di Madrid, Andrea Scotto della Società Storia Arte e Archeologia Province di Alessandria e Asti – Amici del Forte di Gavi, Claudio Di Lascio della Regione Piemonte e Massimo Carcione dell’Università del Piemonte Orientale.
Focus dei vari interventi è stato soprattutto il ruolo rivestito da Valenza nell’epoca di Facino, ma anche precedentemente quale “porta” del Monferrato, località strategica di particolare rilievo per secoli.  Valenza, luogo di acque così come quelli che Facino andò conquistando con i mezzi più diversi, lasciandoci l’enigma dell’esistenza di una vera e propria strategia mai finora riconosciuta: il possesso sistematico delle vie d’acqua e dei loro porti, elementi nevralgici nell’Italia del tempo.

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