Baronino Bartolomeo

di R. Battaglini Di Stasio, voce Baronino, Bartolomeo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma IEI, www.treccani.it

Nato nel 1511 a Casale Monferrato da una famiglia di architetti di origine comasca, si recò giovanissimo a Roma, dove già erano attivi molti casalesi, attìrati dal fervore dì opere architettonìche promosse da papa Paolo III. Dovette affermarsi rapidamente nell’ambiente romano, se nel 1535 ricopriva la carica di maestro di strada, ed entrava a far parte della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon di cui nel 1541 veniva eletto priore. Impiegato da Paolo III nei lavori di sistemazione della piazza Famese e nelle fortificazioni del 1543, seppe meritare la fiducia del pontefice che lo volle con sé nel convegno dì Busseto con Carlo V, dal quale il B. ricevette il titolo di conte palatino, e gli affidò la direzione dei lavori di palazzo Famese. Alla morte di Paolo III (1549), il B. assunse l’incarico dei lavori per il conclave dal quale risultò eletto Giulio III. Anche dal nuovo pontefice egli ottenne incarichi di vario genere, tra cui lavori in muratura e archi di sostegno nelle logge raffaellesche, addobbi e preparativi di appartamenti per Baldovino del Monte e alcuni trofei nell’occasione di vittorie riportate sugli infedeli. Purtroppo di questa attività non resta che una testimonianza documentaria che non consente un giudizio critico. là certo comunque che il B. svolse un’attività costruttiva secondaria, anche quando, dal 1551 al 1554, diresse i lavori di villa Giulia, mettendo in opera i disegni dell’Ammannati, del Vignola e del Vasari, che ricorda di aver disegnato per la villa una fontana, eseguita dal Baronino.
I lavori furono interrotti dalla morte prematura del B., assassinato il 6 sett. 1554; dal processo (Bertolotti, 1876, pp. 22-33) non risultò il nome dell’assassino. Venne sepolto nel Pantheon, dove gli venne dedicato un busto che nel 1820 fu trasportato in Campidoglio.
Altri documenti riguardano l’eredità del B. – consistente in una casa sulla via Flaminia e alcuni terreni – che venne divisa tra la moglie M. Centelli, figlia di un ricco sarto fiorentino, dalla quale aveva avuto una figlia, e i fratelli Bartolino (m. 1584) e Giovanni Francesco (m. 1596), ambedue architetti. Uno di questi fratelli è forse l’autore della chiesa di S. Antonio a Casale Monferrato (1555) attribuita a un Baronino, e forse Giovanni Francesco fu occupato in lavori di trasformazione della cappella di S. Evasio nella cattedrale di Casale (1563; cfr. N. Gabrielli, pp. 29,117).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite…,a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 82, n. i; V. Forceffa, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma, Roma 1869, 1, pp. 96 n. 320, 296 n. 1129; A. Bertolotti, B. B…,Casale 1876; Id., Artisti modenesi e Parmensi e della Lunigiana in Roma nei secc. XV, XVI, XVII,Modena 1882, p. 20; Id., Artisti subalpini in Roma nei secc. XV, XVI, XVII, Mantova 1884, pp. 1, 29-38, 45, 47, 75, 254; Id., Artisti in relazione coi Gonzaga,Modena 1885, p. 17; G. Minina, Di B. B.,in Riv. di storia, arte e archeol. Per la Prov. di Alessandria, IV (1895), pp. 21-41; N. Gabrielli, L’arte a Casale Monferrato…,Torino 1935, p. 29; U. Thieme-F. Becker, KünstlerLexikon, II, p. 250.