Guazzo Stefano

Stefano Guazzo nacque a Casale Monferrato nel 1530 e morì a Pavia nel 1593. Proveniente da nobile famiglia, compì studi di diritto ed entrò al servizio dei Gonzaga, seguendo Ludovico in Francia, e rimanendovi sette anni. Tornato in Italia nel 1562, lavorò per Margherita Paleologa, madre del duca Guglielmo. Svolse poi alcune missioni diplomatiche, ancora per conto dei Gonzaga, in Francia e presso la corte pontificia. Nel 1561 fondò l’Accademia degli Illustrati, alla quale partecipò con il nome di Elevato. Nel 1574 usciva a Brescia il trattato La Civil Conversazione , che godette di grande successo e fu ristampato in molte edizioni e traduzioni. Nel 1586 pubblicava a Milano i Dialoghi piacevoli, di argomento composito. Nel 1589 si trasferì a Pavia, con il figlio Giovanni Antonio che vi svolgeva gli studi di diritto. Sempre a Pavia, prese parte all’Accademia degli Affidati.

La Civil Conversazione

Insieme al Cortegiano e al Galateo è il terzo libro fondativo della cultura europea di Antico regime. Pubblicato per la prima volta a Brescia, presso Tommaso Bozzola, nel 1574, dopo una gestazione di alcuni anni, questo trattato in forma dialogica diviso in quattro libri, dedicato a Vespasiano Gonzaga duca di Sabbioneta, è dedicato essenzialmente della formazione del nobile, anche come privato gentiluomo. Alla prima edizione seguì, a distanza di cinque anni, nel 1579, una nuova edizione, con correzioni d’autore e diversi ampliamenti, pubblicata a Venezia presso Altobello Salicato.
Il successo della Civil conversazione fu straordinario: tra il 1579 e il 1613 il trattato risulta tradotto in francese, inglese, latino, tedesco, olandese, ceco. In Italia viene ristampato almeno trentaquattro volte tra il 1574 e il 1631 (sempre a Venezia, tranne l’edizione Trini del 1587 pubblicata a Piacenza). L’edizione di riferimento è quella a cura di Amedeo Quondam, Modena, Panini, 1993, in due volumi, che prende come testo-base la riedizione del 1579.
L’impianto in quattro libri, l’ambientazione serale dei dialoghi, la finzione dell’autore che è assente dalla scena del dialogo e la struttura dell’argomentazione rinviano strettamente al Libro del Cortegiano. Qui però il dialogo si svolge solo tra due interlocutori: Annibale e il Cavaliere.
Che cosa si intende per conversazione civile? Per la prima volta nella cultura volgare il termine civile non è più solo attributo del civis (cittadino, membro di una comunità urbana), ma è inteso, come lo intendiamo noi oggi, relativamente alle ” qualità dell’animo”, e cioè ai ” costumi” e alle ” maniere” degli uomini. Guazzo rompe così, sulla scia di Erasmo, la dipendenza semantica tra civile e città presente ancora nella letteratura umanistica fiorentina (municipale e repubblicana) e in Machiavelli: a tutti è consentito, tramite l’educazione, diventare civili.
Il primo libro tratta dei “frutti del conversare” e insegna a distinguere “le buone dalle cattive conversazioni”. Nel secondo libro si classificano le maniere “convenevoli” del conversare e si stabiliscono regole particolari della conversazione tra giovani e vecchi, nobili e borghesi, principi e privati, dotti e indotti, cittadini e forestieri, religiosi e secolari, uomini e donne. Il terzo libro fissa i modi della conversazione domestica, tra marito e moglie, padri e figli, padroni e servitori. Nell’ultimo libro si rappresenta ” la forma della civil conversazione” con l’esempio di un banchetto offerto a Casale a Vespasiano Gonzaga. La ” civil conversazione” è conversazione ” onesta, lodevole e virtuosa”.


Liberamente tratto da: http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/guazzostefano.htm