Cane Ottaviano

 di G. Romano in Dizionario biografico degli italiani, Cfr. www.treccani.it

Figlio di Antonio, nacque a Trino Vercellese prima del 1495. È personalità ampiamente documentata nelle carte trinesi e casalesi (cfr. Vesme, 1929), ma il suo corpus pittorico stenta a trovare omogeneità e consistenza, nonostante gli oltre quarant’anni di sicura attività. Il 19 maggio 1509 dichiara, sotto giuramento, di aver più di quattordici anni e meno di venticinque, ma deve essere nato prima dell’anno 1495, perché occorre aspettare fino al 9 aprile 1523 per incontrare un documento esplicito sulla sua attività di pittore autonomo (commissione di una pala e di due Angeli scolpiti e dorati da parte della Confraternita degli Angeli a Trino). Nello stesso anno il C. prende parte alla vita pubblica della sua città in qualità di console (Irico, p. 264). Un altro documento di lavoro lo ricorda il 14 luglio 1534 a Casale, dove sembra godere di una fama pari a quella di Gaudenzio Ferrari (si discute infatti se commettere al Ferrari, al C., oppure ad Agostino dei Donati una predella per la Confraternita dei SS. Eligio e Bobone). Nulla è rimasto di queste opere relativamente giovanili e per un primo dipinto sicuro dobbiamo arrivare fino alla cosiddetta Madonna di Fontaneto (Torino, Pinac. sabauda), commessa il 29 ott. 1541, e saldata il 27 ottobre dell’anno successivo, dalla compagnia dei disciplinanti della Madonna di Fontaneto. Nel 1543 firma e data un Matrimonio mistico di s. Caterina, ora alla Pinac. sabauda di Torino, ma già presso i frati domenicani di Trino. L’ultimo documento riguardante la sua attività è del 7 genn. 1562 (saldo per aver dipinto le armi del Comune di Trino sulla porta Faffa), ma il C. vive sicuramente ancora fino al 1570. Nel 1576 (Vesme, 1929) sono ricordati in un documento i suoi eredi e sembra verosimile ipotizzare che il pittore sia morto a Trino Vercellese in quell’anno (correggendo così secondo logica la cifra MDXXVI letta dall’Irico sulla lastra tombale del C., ora non più esistente). Da un documento del 1561 risulta che Laura Cane figlia di Ottaviano aveva sposato Battista Giovenone (Vesme, 1929, p. 310).

Al punto attuale delle ricerche sulla pittura casalese la ricostruzione della personalità del C. si articola sulla seguente successione di opere. Crevacuore, parrocchiale: Madonna col Bambino, santi e donatori;è l’opera più antica del C. che si conosca, ma non è certo databile prima del 1530, dati gli evidenti rapporti con la produzione di G. Ferrari intorno a quell’anno; una data prossima al documento casalese del 1534non dovrebbe essere molto lontana dal vero. Torino, Pinacoteca sabauda (n. 66): Madonna di Trino (proviene dalla chiesa dei domenicani a Trino Vercellese); èindubbiamente il dipinto di maggior interesse e qualità nel corpus del C. e costituisce un segno della sua evoluzione verso modi altamente formalistici per interferenze di cultura manierista in Piemonte: da datare non molto dopo il 1535, Ibid. (n. 64): Madonna di Fontaneto (1541-42).Ibid. (n. 61): Matrimonio mistico di s. Caterina (datato 1543).Torino, Museo civ.: Ascensione. Digione, Musée des Beaux-Arts: Assunta. Bianzé, casa parrocch.: Madonna del suffragio. Palermo, coll. Chiaromonte Bordonaro: S. Ambrogio, santi e donatori (con firma falsa di Vincenzo Civerchio). Queste ultime cinque opere costituiscono un gruppo sufficientemente omogeneo da collocare nel corso del quinto decennio del secolo e documentano la graduale decadenza del C. verso formule ripetitorie e rinsecchite. Delle opere ricordate dai documenti e dalle fonti antiche sono ancora da reperire la pala per la Confraternita degli Angeli a Trino, la Natività del 1551(o 1552), già presso i domenicani di Trino, e la Madonna col Bambino e s. Giovannino presso il conte De Abbate di Alba.

Fonti e Bibl.: A. Baudi di Vesme, Manoscritti…, a cura di A. M. Brizio, in Atti della Soc. piemontese di archeol. e belle arti, XI (1929), pp. 305-12 (con tutti i docc.; anche in Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 256-258); G. A. Irico, Rerum patriae libri tres… Montisferrati…, Mediolani 1745, pp. 147, 264, 281 s.; F. Bartoli, Notizia delle pitture…, I, Venezia 1776, p. 122; G. De Conti, Ritr. della città di Casale… a tutto l’anno corr. 1794, a cura di G. Serrafero, Casale Monferrato 1966, p. 49; G. De Gregory, Ist. della vercellese letter. ed arti, II, Torino 1820, p. 231; G. Vernazza, Notizia di un pitt. a servizio della corte di Savoia, in Mem. della Reale Accad. delle scienze di Torino, classe di scienze morali, stor. e filol., XXIX (1825), p. 42; C. Dionisotti, Notizie biogr. dei vercellesi ill., Biella 1862, p. 205; A. Baudi di Vesme, Catal.della Regia Pinac. di Torino, Torino 1909, pp. 41 s.; F. Negri, I pittori di Trino, in Il beato Oglerio nella storia e nell’arte di Trino e di Lucedio, Casale Monferrato 1914, pp. 57 s.; A. Venturi, Storia dell’arte ital., IX, 7, Milano 1934, pp. 544-46; A. M. Brizio, La pittura in Piemonte dall’età romanica al Cinquecento, Torino1942, pp. 126, 192 s.; A. Griseri, I Gaudenziani, in Mostra di G. Ferrari (catal.), Milano 1956, pp. 83 s.; A. Bertini, I disegni ital. della Bibl. Reale di Torino, Roma 1958, p. 21; L. Mallè, I dipinti del Museo d’arte antica (catal.), Torino 1963, p. 89; G. Romano, Casalesi del Cinquecento, Torino 1969, pp. 52-59; L. Mallè, Spanzotti, Defendente, Giovenone, Torino 1971, pp. 140 s.; Restauri in Piemonte 1968-71 (catal. a cura di F. Mazzini e G. Romano), Torino 1971, pp. 50 s.; N. Gabrielli, Galleria Sabauda. Maestri ital., Torino 1971, pp. 92-94; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., V, p. 497.